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giovedì 3 luglio 2008

Milano - Metropolitana

Foto Flickr *Berto

Foto Flickr [au ro]


Dal Corsera:
Monumenti al design: Amendola e Caiazzo

Ora le due stazioni della metropolitana, costruite negli anni '60, sono sotto protezione: non si tocca nulla senza permesso
MILANO - Il design è anche una base di marmo, freccia a destra, disegno su impasto di porfidi, graniti e marmi. E però: per vedere il monumento bisogna modificare il viaggio in metrò in visita al metrò. I tubi rosso-arancio sulle scale, la gomma nera a bolli, gli orologi con il quadrante fuori scala e poi quella versione tra il nero e il chiaro del carattere «grottesco», alfabeto unico per la città sottoterra, invenzione da Compasso d'Oro. Negli anni '60, «per la prima volta, il design compare a Milano per un servizio pubblico in modo unitario e completo». Ciò che fino a ieri si leggeva nei libri di storia dell'architettura oggi è tra le motivazioni del vincolo monumentale messo dal ministero ai Beni culturali sulle linee 1 e 2 del metrò: «Tuteliamo un'infrastruttura nobile e fragile, soggetta a rifacimenti continui, a volte scriteriati».
Due stazioni sotto protezione. Amendola Fiera e Caiazzo. Allestimenti, finiture, arredi, immagine. Non si tocca nulla senza permesso. Alberto Artioli Soprintendente di Milano ai Beni culturali Il vincolo, che congela le due fermate-museo e «sollecita attenzione» sulle linee rossa e verde, è stato appena notificato al Comune. Per dire: d'ora in poi tutti gli interventi di manutenzione dovranno essere concordati con la Soprintendenza, dal nebulizzatore che rinfresca i mezzanini al restyling delle biglietterie.
«Il metrò è un'architettura che tende a migliorarsi, a trasformarsi », osserva il soprintendente Alberto Artioli. Ma questa rivoluzione tecnologica che va «gestita, controllata». Obiettivo: «Conservare e salvaguardare le testimonianze — immobile e design — e sollecitare uno sforzo d'attenzione all'ente gestore». L'idea del metrò nasce nel 1927. Figura nel concorso per il piano regolatore vinto dagli architetti Portaluppi e Semenza. I cantieri aprono trent'anni dopo. Nel 1962 Mm affida il progetto delle nuove stazioni a Franco Albini (1905-1977), Franca Helg (1920-1989) e Antonio Piva, la segnaletica è invece firmata dal grafico olandese Bob Noorda. «È una tappa fondamentale della cultura di Milano», sottolinea Artioli.
Si legge chiaro nella relazione al vincolo: «La costruzione delle prime linee del metrò, insieme alla ripresa della Fiera campionaria, è l'evidente testimonianza dell'impulso ricostruttivo e del rilancio economico della città tra il dopoguerra e il boom economico». L'iter per arrivare alla tutela parte il 20 novembre 2006. Piva e Noorda presentano un'istanza per il «riconoscimento dell'importante carattere artistico delle linee 1 e 2». Di lì, la Soprintendenza segue la procedura (con gli architetti Libero Corrieri e Giancarlo Borellini) fino alla firma del direttore generale del Ministero, Carla Di Francesco.
Ora, la notifica a Palazzo Marino: il decreto tutela il diritto d'autore di Piva e Noorda, ogni nuova modifica alle stazioni andrà discussa (anche) con loro. Milano come Parigi. Il metrò è «diventato elemento specifico e identificativo per la città». Esempio d'architettura contemporanea per «qualità esecutiva e scatto linguistico innovativo». Certo, bisogna trasformare il viaggio in visita per accorgersene. E magari metterlo pure su un cartello: «Mm luogo d'arte». Un avviso tra i tanti tvtb e marko ti amo, tra i poster della vacanza low cost e le offerte sul mutuo. Basta visitare la Milano sotterranea per capire che il boom era un secolo fa. Oggi la città ha tutt'altri impulsi.
Armando Stella
03 luglio 2008

Era ora. Noi utenti ci siamo abituati a vedere la metropolitana, le stazioni, magari vorremmo venissero migliorate, ma in fin dei conti son state costruite in un periodo storico, in un contesto. Rifarle tutte è come cancellare questo periodo.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Ma, non so, quei pannelli rossi, non mi è mai piaciuta la metro milanese, amendola forse è l'unica in effetti con un po d'architettura, quei vetri colorati della hall centrale, ma il resto fa schifo.


Nunso

Anonimo ha detto...

Mah, forse è vero, non ci abbiamo mai pensato alla metro come architettura, ma dire che è da preservare mi pare troppo esagerato. Io la cambierei tutta, quella di Napoli o di Torino sono mille volte più belle.


Ale

byb ha detto...

io trovo molto bello il carattere delle linee 1 e 2.

mi sembra sensato il metodo adottato a parigi, dove ci sono molte linee che hanno preservato le vecchie stazioni in mattonelle bianche, mentre altre linee-stazioni sono state fatte e rifatte nuove e modernissime, fino alla ultima linea (la 14?) meravigliosa, con le serre sotterranee.

Billi ha detto...

d'accordissimo. oltretutto si respira ancora la mano albiniana, lontana dagli eccessi formali, in quelle migliori (=più pulite). certo mostrano i segni dell'epoca in cui sono state fatte (soprattutto i montanti in ferro laccato) a me personalmente piace ancora il corrimano con la curva finale. un piccolo pezzo di design. il tutto sempre meglio delle stazioni della linea gialla. sembrano un autosalone a tunnel

Roberto Arsuffi ha detto...

Daccordissimo... la gialla sembra un banale prefabbricato, tutti pezzi usati in altri posti.

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