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mercoledì 9 aprile 2008

Libeskind sul Corriere


Riporto l'articolo dal Corriere della Sera:

Libeskind, architetto Expo: Berlusconi lasci a Milano il compito di decidere sul futuro
«Critiche alle torri? Come i fascisti»
«La curvatura dell'edificio non è un errore idiota. E a Piano dico: il protezionismo, in architettura, non esiste»

DAL NOSTRO CORRISPONDENTE

NEW YORK — La minaccia di Silvio Berlusconi — «mi metto a capo del movimento per bloccare le torri che infamano Milano» — non lo spaventa. «Ci risiamo con il vecchio stile cinico e antidemocratico di interferire nel processo creativo — sbotta Daniel Libeskind —. Berlusconi è un politico, non un architetto e dovrebbe attenersi a ciò che sa. Lasciando a Milano e ai milanesi il compito di decidere il futuro della loro città».

Al telefono dalla Lituania, dove insieme a Zaha Hadid e Massimiliano Fuksas ha presentato ieri il progetto per un nuovo museo a Vilnius, l'architetto del Museo Ebraico di Berlino e della ricostruzione dello spazio di Ground Zero replica a distanza a Berlusconi che si era detto «inorridito per il grattacielo sbilenco progettato in Fiera da Libeskind». «Anche nell'Italia fascista tutto ciò che non era "dritto" e "in linea" veniva considerato "arte perversa" — ribatte Libeskind —. Ma quell'era per fortuna è chiusa. Berlusconi avrebbe dovuto imparare la lezione dagli orrori del totalitarismo e del fascismo».

Perché tira fuori il fascismo?
«Perché come americano ed ebreo cresciuto in Polonia lo trovo esecrabile. Il suo concetto di nazionalismo, di chiudere le frontiere e rifiutare il diverso sono ripugnanti. L'idea berlusconiana del politico che detta legge agli architetti trasuda tutti i mali dei regimi totalitari del passato. Abbiamo visto cosa succede quando lo Stato vuole decidere l'architettura».

L'ex premier se l'è presa con gli architetti stranieri che sfogano da noi le loro notti insonni disegnando obbrobri.
«È uno xenofobo, un reazionario. Odia gli stranieri e non capisce che gli architetti italiani oggi lavorano in tutto il mondo perché viviamo in un'era in cui abbiamo l'obbligo di pensare al pianeta come a un insieme. Gli consiglio di svecchiarsi».

E la proposta di raddrizzare il suo grattacielo in Fiera «perché comunica un senso di impotenza»?
«L'unica cosa che comunica un senso di impotenza è Berlusconi stesso. La mia torre è imparentata ai lavori di Leonardo da Vinci e alla grande cultura italiana che il leader del Pdl non ha il tempo o l'intelletto di studiare. La curva della mia torre non è un errore idiota: si riallaccia alla tradizione, porta una prospettiva da ogni parte del mondo».

E se il movimento per fermare le torri prendesse piede?
«Succederebbe ciò che è accaduto negli anni 30 in Germania e Italia quando agli architetti si mise la museruola. L'Expo è un affare internazionale per celebrare Milano e il Nord Italia, non per tornare al passato. A Vilnius ho avuto modo di parlare di Berlusconi col mio celebre collega italiano che condivide le mie idee su di lui».

Quanto è forte in Italia il movimento architettonico cosiddetto «nostalgico»?
«L'Italia oggi è quella dei Renzo Piano e Massimiliano Fuksas e di tanti altri architetti innovativi. Berlusconi riflette il pensiero reazionario di una minoranza».

Anche Renzo Piano ha espresso riserve verso l'Expo, che pone il rischio di affaristiche «corse all'oro ».
«Piano è un architetto molto abile e sensibile e penso che abbia ragione a lanciare un appello in nome di qualità, sostenibilità ed ecologia. Ma nessuno di noi approverebbe mai un approccio crudo o grottesco all'Expo ».

E la tesi di Piano secondo cui all'estero chiamano i progettisti italiani mentre in Italia no?
«Piano lavora in tutto il mondo, come io del resto. Avanzare la "questione nazionale" oggi è un approccio reazionario e protezionista. La forza di Milano è proprio quella di essere una città pluralistica, multietnica e culturalmente diversa. Il nostro obbiettivo è unificare tutte queste anime in un unico luogo condivisibile ».

Cosa pensa della «paura del cemento » di Celentano?
«Mi ricorda il famoso musical di Broadway degli anni 60: "Ferma il mondo perché voglio scendere": è comica. L'Italia del Nord ha bisogno di creare nuovi posti di lavoro, scuole, parchi, teatri, luoghi pubblici. In questo la lezione di Malpensa insegna: Milano è una destinazione internazionale e per restare tale ha bisogno di competere».

Ce la farà?
«Solo se mantiene la forza di volontà e continua a credere in se stessa. È una chance unica e deve stare attenta a non farsela scappare. Ma prima deve buttare alle ortiche la politica, di destra e di sinistra, che da decenni paralizza il Paese. E deve smetterla di ascoltare i demagoghi che vogliono interferire in campi non di loro competenza».

Alessandra Farkas

09 aprile 2008

Come dire, le torri scaldano...

6 commenti:

byb ha detto...

wonder!

Roberto Arsuffi ha detto...

Si, mi è piaciuto... che palle che sono tutti...

Anonimo ha detto...

wow...meraviglioso!!!

Roberto Arsuffi ha detto...

@dade: Già, sembra che gliele canti e gliele suoni... :-)

byb ha detto...

ho visto l'articolo di "gente" (ma che riviste compra mia madre) sulle critiche berlusconiane.
con tanto di corredo di render in fotomontaggio.
aldilà della qualità, ma il render è "verosimile" o hanno modificato qualcosa?
tipo le distanze degli edifici...

http://img171.imageshack.us/img171/6987/giuliocesarefuturomk0.jpg

ciao,
byb

Roberto Arsuffi ha detto...

Grazie per la segnalazione (tua madre? Si dice così?ahahahahahah)

Vista l'immagine, questo è il primo progetto, ora l'hanno completamente rivoluzionato, più verde, palazzi più separati e completamente diversi.

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