Riporto il testo di un mio amico, che denuncia una situazione vergognosa che purtroppo è molto italiana...
CRONACA DI UNA NOTTE DI MEZZO INVERNO A MILANO
Sarebbe stato tutto perfetto se non fosse per quel periodo ipotetico che ci identifica come popolo italiano, figlio di approssimazione ed insicurezze.
Dico sarebbe, poiche’, al termine di una bella serata trascorsa con gli amici migliori, c’è stato
Quell’evento spiacevole che ha regalato una punta di amaro alla luccicante notte milanese.
Appuntamento in Porta Venezia, aperitivo al Mono, pizza turca e poi cinema, a vedere un film italiano di quelli che, per un paio d’ore, ti rende fiero del Paese e ti riempie il cuore di gusto.
E’ giusto, pero’, evidenziare che questo sapore è durato due ore appena, il tempo di uscire dal cinema; dopo, l’Italia e Milano in particolare, s’è mostrata nel suo piu’ brutale realismo, tanto reale da far dimenticare il tempo appena trascorso: un grande Mercedes, costoso quanto un appartamento in centro, è ben piazzato, strafottente, sul marciapiedi, lasciando il passaggio solo ad una persona medio-magra. Le altre macchine sono disposte creativamente tra strisce pedonali e doppie file.
Un ragazzo in sedia a rotelle è costretto, sollevato dai passanti, a percorrere un tratto sull’asfalto: siamo in viale Tunisia, grande arteria nella metropoli; qui le macchine non rallentano ma schivano (sperando che gli autisti non siano fatti) l’ostacolo.
Un gioco eccitante per un diversamente abile, un gioco con la morte.
Il mio primo istinto è quello di tatuare l'auto con le chiavi di casa,una bella firma d’autore che crei scintille per l’attrito, arrecando un danno che centuplichi abbondantemente i 33 euro di multa eventuale ed improbabile, ma vengo colto da uno strano senso civico che mi porta a chiamare i vigili.
Qualcuno conosce il numero di telefono dei vigili urbani? Qualcuno ha visto ombra di vigili urbani in pieno centro a Milano alle 10 di sera, con un traffico degno d’un sabato pomeriggio?
Decido di chiamare la polizia, annoiata, che mi “ribalta” ai carabinieri, incazzati.
25 minuti.
Finalmente mi si risponde: tento di spiegare la situazione ma vengo travolto da una valanga di domande personali (nome, cognome, numero di cell ecc..) e, quando riesco a far capire al signore che mi trovo in viale Tunisia e che chiamo per un intasamento di traffico pedonale dovuto alla prepotenza di chi ha lasciato la propria bomba automobilistica sul marciapiede, percepisco una nera delusione dall’altro capo del telefono, del tipo :”ma come, mi chiama da quella zona per una cosa simile? Non ci sono morti accoltellati?” e subito, freddo e col tono di chi riattacchera’ dandomi del “pirla” mi dice: “provvederemo a mandare qualcuno”.
S’intravedono all’orizzonte le luci blu delle sirene che riflettono ed alimentano i neon multicolor d’un night sexy shop video cabine sullo sfondo.
Non sono interessate a me.
Non è arrivato nessuno.
E vabbe’, va cosi’, penso, mentre tento di fare un biglietto per la metro lottando con tre macchinette distributrici di biglietti, rotte.
Desidero dormire e sognare un mondo diverso(oggi ho descritto la parte piu’ “leggera” del disastro italico) e mentre Morfeo s’impossessa di me, penso a quale atteggiamento adottare per meglio vivere in questa Furbopoli.
Sicuramente, domani, avro’ un’altra idea dei delinquenti etichettati come tali e sbattuti in galera, dei rapinatori di banca, dei sovversivi anarchici, di chi scavalca le transenne per non fare il biglietto, di chi non piange ai funerali di stato delle forze armate.
Non vogliatemene.
Italia Docet
MICHELE ARDITO
Sarebbe stato tutto perfetto se non fosse per quel periodo ipotetico che ci identifica come popolo italiano, figlio di approssimazione ed insicurezze.
Dico sarebbe, poiche’, al termine di una bella serata trascorsa con gli amici migliori, c’è stato
Quell’evento spiacevole che ha regalato una punta di amaro alla luccicante notte milanese.
Appuntamento in Porta Venezia, aperitivo al Mono, pizza turca e poi cinema, a vedere un film italiano di quelli che, per un paio d’ore, ti rende fiero del Paese e ti riempie il cuore di gusto.
E’ giusto, pero’, evidenziare che questo sapore è durato due ore appena, il tempo di uscire dal cinema; dopo, l’Italia e Milano in particolare, s’è mostrata nel suo piu’ brutale realismo, tanto reale da far dimenticare il tempo appena trascorso: un grande Mercedes, costoso quanto un appartamento in centro, è ben piazzato, strafottente, sul marciapiedi, lasciando il passaggio solo ad una persona medio-magra. Le altre macchine sono disposte creativamente tra strisce pedonali e doppie file.
Un ragazzo in sedia a rotelle è costretto, sollevato dai passanti, a percorrere un tratto sull’asfalto: siamo in viale Tunisia, grande arteria nella metropoli; qui le macchine non rallentano ma schivano (sperando che gli autisti non siano fatti) l’ostacolo.
Un gioco eccitante per un diversamente abile, un gioco con la morte.
Il mio primo istinto è quello di tatuare l'auto con le chiavi di casa,una bella firma d’autore che crei scintille per l’attrito, arrecando un danno che centuplichi abbondantemente i 33 euro di multa eventuale ed improbabile, ma vengo colto da uno strano senso civico che mi porta a chiamare i vigili.
Qualcuno conosce il numero di telefono dei vigili urbani? Qualcuno ha visto ombra di vigili urbani in pieno centro a Milano alle 10 di sera, con un traffico degno d’un sabato pomeriggio?
Decido di chiamare la polizia, annoiata, che mi “ribalta” ai carabinieri, incazzati.
25 minuti.
Finalmente mi si risponde: tento di spiegare la situazione ma vengo travolto da una valanga di domande personali (nome, cognome, numero di cell ecc..) e, quando riesco a far capire al signore che mi trovo in viale Tunisia e che chiamo per un intasamento di traffico pedonale dovuto alla prepotenza di chi ha lasciato la propria bomba automobilistica sul marciapiede, percepisco una nera delusione dall’altro capo del telefono, del tipo :”ma come, mi chiama da quella zona per una cosa simile? Non ci sono morti accoltellati?” e subito, freddo e col tono di chi riattacchera’ dandomi del “pirla” mi dice: “provvederemo a mandare qualcuno”.
S’intravedono all’orizzonte le luci blu delle sirene che riflettono ed alimentano i neon multicolor d’un night sexy shop video cabine sullo sfondo.
Non sono interessate a me.
Non è arrivato nessuno.
E vabbe’, va cosi’, penso, mentre tento di fare un biglietto per la metro lottando con tre macchinette distributrici di biglietti, rotte.
Desidero dormire e sognare un mondo diverso(oggi ho descritto la parte piu’ “leggera” del disastro italico) e mentre Morfeo s’impossessa di me, penso a quale atteggiamento adottare per meglio vivere in questa Furbopoli.
Sicuramente, domani, avro’ un’altra idea dei delinquenti etichettati come tali e sbattuti in galera, dei rapinatori di banca, dei sovversivi anarchici, di chi scavalca le transenne per non fare il biglietto, di chi non piange ai funerali di stato delle forze armate.
Non vogliatemene.
Italia Docet
MICHELE ARDITO