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martedì 27 novembre 2007

Fuksas sui grattacieli, da La Repubblica

Progetto della Torre Regione Piemonte a Torino



Riporto qui sotto l'articolo de La Repubblica.it

Fuksas: ''Vorrei Milano piena di torri d'autore''

L'architetto Massimiliano Fuksas
A Fuksas non piace che ci si divida tra pro e contro i grattacieli, e non solo perché a Torino ne sta facendo uno controverso: «Detesto le guerre di religione, è il modo peggiore di pensare».
A torino l'architetto della nuova Fiera di Milano ha appena presentato alla giunta comunale, tra qualche protesta e molto entusiasmo, il suo progetto definitivo per la torre della Regione: 63 piani, 206 metri che con antenne e paratie arrivano a 220, più della progettata torre di Piano per Intesa San Paolo.

A questo punto possiamo anche saltare la domanda se a lei i grattacieli piacciono o no. Cosa pensa invece del fatto che a Milano l'opinione pubblica sull'argomento sia divisa quasi esattamente in due?
«Normale, no? L'Italia è divisa in due su tutto, mi pare, è lo stile dell'era post Berlusconi. E poi, scusi, che domanda è? È come chiedere se ti piacciono le donne oppure no. Bisognerebbe anche chiedere perché ti piacciono, e come. Per quanto riguarda gli architetti, mi è già capitato di dire che si dividono tra quelli che sono a favore dei grattacieli e li fanno, e quelli contrari perché non li hanno mai fatti. Con i cittadini invece bisognerebbe ragionare seriamente di vantaggi e svantaggi».

A Milano crede che siano di più gli uni o gli altri?
«Milano è l'unica città italiana davvero adatta a uno sviluppo in altezza. A Torino vanno bene dei grattacieli come elemento simbolico, in coerenza con monumenti come la Mole o la torre littoria costruita da Melis nel ‘33. Roma presenta problemi per la sua storia e la sua geografia. Milano invece vive di modernità, di ricerca del superamento e ha una tradizione architettonica consolidata. L'anno scorso ho terminato la seconda di due piccole torri di abitazioni nell'area ex Om, 72 metri, e ne sono fiero perché chi ci vive è soddisfatto. Ho fatto terrazzi grandissimi, sono contro l'architettura punitiva...».


Torniamo a vantaggi e svantaggi dei grattacieli
«Per cominciare Milano è al centro della regione più popolosa d'Italia, ha una densità di costruzioni e un consumo del territorio elevatissimi. È più che giusto non lasciarla espandere ancora, e invece concentrare riedificando sul già costruito e guadagnando spazi verdi. Non sono guadagni da poco: se la sede della Regione Piemonte la facessimo a cinque piani, ci vorrebbero 40 mila metri quadri, così ne bastano 1600. Il resto è parco».

E i costi?
«Possono esserci vantaggi di efficienza, soluzioni ecocompatibili legate alla dimensione verticale come l'uso dei pannelli fotovoltaici sulle grandi facciate esposte a sud, compattatori di piano che differenziano i rifiuti e li mandano giù, già pronti, ai punti di raccolta al piede. Economia nella velocità di costruzione e risparmio degli spazi dei cantieri: in una città è ben diverso avere per anni tra i piedi un cantiere di 40mila metri quadri o uno di duemila. E comunque, se si bada solo ai costi di realizzazione poi si finisce come voi a Milano, che è piena dei palazzoni tutti uguali, praticamente fotocopiati, che Ligresti ha disseminato dappertutto intorno alla città negli anni scorsi».

Anche oggi, però, i nomi dei costruttori oggi a volte non sono molto diversi...
«Io dico che per fare buona architettura, grattacieli compresi, ci vogliono bravi progettisti, buone imprese e ottimi committenti. È un problema che abbiamo posto anche a Sarkozy, quando ha voluto incontrare gli architetti più impegnati nei progetti francesi. Bisogna trovare un equilibrio tra pubblico e privato, per una committenza che abbia risorse, ma anche voglia di autorappresentarsi con una architettura di qualità».

Trova che a Milano non sia così?
«A Milano per i grandi progetti sono scesi in campo soprattutto i grandi immobiliaristi privati, legati alla catena della finanza globale. E per loro la condizione preliminare per costruire è una sola: sapere che l'investimento darà almeno il 6-7 per cento di reddito l'anno, la percentuale minima perché possano essere venduti ai fondi pensione. Tutto il resto è secondario».
(25 novembre 2007)

3 commenti:

Skylark ha detto...

Mi piace il tuo blog: ti ho aggiunto all'elenco dei miei preferiti.

johnbruno ha detto...

anch'io ti ho inserito nei preferiti...ma attenzione a quello che dice e fa Fuksas...it's a dangerous man! :-)

Roberto Arsuffi ha detto...

Grazie.
Già sentito altre volte, ma in quest'articolo non lo sentivo distante dal mio pensiero.

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