lunedì 21 luglio 2008

La scoperta dell'acqua calda?




Premetto che detesto i confronti tra città, specialmente Roma/Milano, anche perché adoro Roma e amo Milano.
L'articolo in fondo non scopre nulla di nuovo. Di Milano capitale economica lo sapevano anche i pinguini in Antartide, la cosa che mi lascia deluso, sconcertato e anche questo lo si sapeva, gli ultimi posti in graduatoria per l'istruzione universitaria.
Il paese dei grandi cervelloni si conferma tale... cervelloni sgonfi.

Dal Corsera:
Capitale? Milano batte Roma

È ventesima nella classifica mondiale delle metropoli. Supera l'avversaria (47mo posto) anche per vivibilità



Il 2008 non sembra proprio essere l'anno di Roma capitale. E non c'entra niente l'allarme lanciato dal sindaco Gianni Alemanno e dalla nuova giunta di centrodestra sul «buco» e l'emergenza bilancio, né la norma salva-capitale o i debiti in essere. A sottolineare i problemi di Roma è il Worldwide Centers of Commerce Index 2008, la ricerca che ogni anno MasterCard svolge per identificare gli hub dell'economia globale. Secondo lo studio, che ha esaminato 75 capitali nel mondo, Londra rimane la città più importante dell'economia e Roma si posiziona al 47esimo posto, perdendo quattro posizioni rispetto al 2007 e piazzandosi dietro Lisbona, Tel Aviv, Dubai, Barcellona. Fa molto meglio Milano che sale al ventesimo gradino davanti a importanti centri come Boston, Berlino, Shangai e San Francisco.

Flussi finanziari, facilità d'impresa, vivibilità e contesto politico legale, alcuni degli indicatori presi in considerazione per l'analisi sviluppata da un gruppo di economisti, sociologi ed esperti di discipline legate ai contesti urbani e diretto da Michael Goldberg, consulente per l'economia e il governo in Canada, Stati Uniti e professore in 50 diverse università. Tra il panel di studiosi anche il direttore del National Economic Research Institute Fan Gang, Peter Taylor e Maurice D.Levi.

La classifica, che ha utilizzato 43 indici e 74 sottoindici per arrivare alla definizione di un punteggio complessivo per ogni città, dimostra che il 40% delle prime 25 città identificate come poli commerciali globali sono europee. Tra queste però non figura la Roma «caput mundi». Va ancora peggio se ci si sofferma all'analisi relativa solo al Vecchio Continente: la capitale è ferma al 21esimo posto su 28 città europee. E la situazione non migliora se si confrontano i risultati dello studio del 2007: se Milano quest'anno ha guadagnato cinque posizioni realizzando una delle performance più rilevanti insieme a Madrid, Roma è scesa di quattro gradini. «Il capoluogo lombardo batte la capitale su flussi finanziari, qualità dei servizi bancari e facilità d'impresa — spiega Paolo Battiston, direttore generale MasterCard Italia e Grecia — ma anche per le attività economiche supportate dal sistema di trasporti e per la qualità della vita».

Solo su un indicatore Roma ha la meglio: quello legato alla conoscenza e al flusso di informazioni che si basa sull'alta concentrazione di università, scuole di business administration e istituzioni di ricerca. «Sono classifiche opinabili — commenta Stefano Manzocchi, ordinario di economia internazionale alla Luiss — ma sono studi che vanno tenuti in grande considerazione perché ci dicono molto della percezione delle nostre città all'estero». «Certo — spiega il professore — Milano ha un vantaggio storico, è la nostra piazza finanziaria e l'unica Banca di Roma, per fare un esempio, è appena entrata in un gruppo europeo come Unicredit. Ma sono diversi i fattori che purtroppo penalizzano la capitale: manca un sistema di infrastrutture adeguato, c'è una scarsa capacità di progettazione e poi più in generale si ha la cattiva abitudine di investire solo in occasione di grandi eventi, come il Giubileo». Con il rischio che alla fine tutto si sgonfi come una bolla di sapone. Le complicazioni della macchina burocratica, poi, provocano frizioni che allontanano le imprese estere che decidono di investire altrove. «Non tutte le capitali hanno un ruolo di supremazia — spiega però Lanfranco Senn, professore di economia regionale e urbana alla Bocconi — guardiamo lo stato di New York ad esempio, la capitale, Albany, è una città che molti di noi non hanno mai sentito nemmeno nominare. Stessa cosa per Berna che nonostante tutto non è né Zurigo né Ginevra».

Non c'è da preoccuparsi insomma, secondo Senn, se Roma si piazza dietro Vienna (26esima) Amburgo (33esima) o Dubai (44esima). Fa un certo effetto invece vedere sia la capitale che Milano fanalino di coda nella formazione universitaria. «Solo Budapest, Atene, Lisbona e Praga sono dietro di noi per la creazione di cervelli» puntualizza Paolo Battiston. Nell'analisi, dopo la pole position di Londra, seguono New York e Tokyo come principali centri di business. «Un podio» uguale a quello del 2007. In Europa invece a parte Londra (1a posizione) e Madrid (5a) che sale anche a livello globale all'undicesimo posto grazie alla stabilità del Pil, il tasso di cambio e l'elevato standard di vita, mostrano un certo dinamismo Parigi, Francoforte e Amsterdam. Ruolo crescente per i Paesi dell'est: «Praga, Budapest, Mosca, ogni variazione positiva è molto significativa — spiega Lanfranco Senn —. Ma anche quello di Milano è un gran bel risultato, senza considerare che l'Expo sarà un potenziale di miglioramento molto forte». Se infatti l'anno prossimo il capoluogo lombardo potrebbe retrocedere nella classifica a causa del ridimensionamento di Malpensa, il bilanciamento potrebbe arrivare grazie all'Expo. Si prevede un afflusso di circa 29 milioni di visitatori, 70 mila nuovi posti di lavoro e un investimento che, compreso l'indotto, viene valutato in 20 miliardi di euro con una forte prevalenza nel settore immobiliare.

Corinna De Cesare

3 commenti:

  1. Mi pare una scoperta veramente stupida.

    Ciò che salta fuori alla fine, comunque, è che l'italia intera è messa maluccio. Siamo competitivi come una lumaca.


    Ross

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  2. Cavolo, mi fa piacere che Milano sia arrivata così in alto. Roma si muove tutta solo o quasi con politica, religione e università.


    Nalk

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  3. Beh, che Milano sia fanalino di coda nel'istruzione universitaria lo capisco benissimo. Primo è veramente inospitale per gli studenti, a partire dagli alloggi. Uno scandalo. Soluzione? Per chi abita in provincia come me il pendolarismo, e cioè smazzarsi almeno 2.5 h al giorno di viaggio, ed abito a 25 Km da Cadorna. Con tutti gli inconvenienti del caso. E quindi come si può pretendere che arrivino nuvole di giovani dall'estero per i dottorati, masters e quant'altro?
    Il Poli ha rimediato in questo modo: accordo con le università cinesi. Ciò significa che gli studenti dagli occhi a mandorla meritosi, in madrepatria erano gentilmente "costretti" a trascorrere un periodo di studio in Italia. Lo riporto perchè ne ho testimonianza diretta di una compagna di corso. Così il Poli (ingegneria ed architetura senza distinguo) si fregia di essere una università che attira, per le proprie "eccellenze" studenti da ogni dove.

    Il marketing universitario.....

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